domenica 12 giugno 2011

HABEMUS PAPAM - grandiosa umiltà ad un soffio dal capolavoro

Due gli elementi di meritato successo nell'ultima fatica del grande Nanni: la straordinaria interpretazione di Michel Piccoli e l'esaltazione di una qualità ormai perduta (nella società e, in particolare, nella politica), ovvero l'umiltà.
Solo i grandi uomini e i santi, oramai, la posseggono.
Così Moretti, nostalgico di un “color rosso” che abbia ancora un senso profondo dei limiti della propria umanità, non può che rivolgere la sua attenzione al rosso cardinale per trovare una lezione di vita su come al potere si possa anche rinunciare.
Ma, attenzione.

1. L'esile trama si regge tutta sulle spalle curve del meraviglioso Piccoli, un tutt'uno con l'angoscia ed il tormento che il suo personaggio (un cardinale che vuole rinunciare alla sua investitura come Papa) vive e che ci trasmette in pieno.

2. L'intensità drammatica dei momenti che lo vedono protagonista sono sapientemente alternati da gustosi siparietti dove la comicità del regista-attore è davvero irresistibile.

Quindi, al di là della riuscita narrativa, la trama è esile e i siparietti distolgono l'attenzione da quello che poteva essere un vero capolavoro.

Se aggiungiamo la scelta precisa di lasciare la conclusione tutta alle riflessioni dello spettatore, certo è forte la sensazione che manchi qualcosa.

Ad esempio, il neo-eletto Papa afferma che la sua rinuncia (meravigliosa espressione di umanità ed umiltà, appunto) non è dettata da una crisi come credente.

Ahimè un poderoso controsenso, poiché si presuppone che un qualunque cattolico e, a maggior ragione, almeno un cardinale, una volta riconosciuti i propri limiti, si affidi a Dio per superare le prove più ardue, pur nella pochezza dei propri mezzi come uomo.
Solo se la sua fede in Dio viene meno, non vorrà affrontare il compito che gli è stato affidato.

Ma qui Moretti, credo volutamente, rinuncia ad addentrarsi nelle questioni di fede. Rinuncia dunque a scavare più a fondo e si limita ad offrirci un breve, troppo breve, spaccato di vita di un uomo di fronte ad un bivio.

Offerta la lettura di un invito di rinuncia allo stra-potere confezionato su misura per la nostra vecchia classe dirigente, il mitico Nanni si ferma giusto un attimo prima di andare oltre.
Un vero peccato.
Ad andare un pochino più in là e più in profondità, questo film sarebbe stato davvero da Oscar.