domenica 25 ottobre 2009

BASTA CHE FUNZIONI


E' consolante vedere come, anche in vecchiaia, si possa ritrovare un'ispirazione, un guizzo di gioventù, un sollievo dalla pesantezza del tempo che passa.
E' quello che è capitato al Woody Allen fine umorista e che, di conseguenza, fa capitare anche al protagonista del suo ultimo film BASTA CHE FUNZIONI.
Boris Yelnikoff è un sessantenne, ex fisico quantistico, che ha sfiorato il nobel e che vive nella sua torre d'avorio fatta d'intelligenza superiore - completamente sprecata-, caos totale, misantropia, attacchi di panico e disprezzo verso il prossimo.
A quest'uomo terribile, per indulgenza di un destino beffardo ma benevolo, viene data una doppia chance di ritrovare l'armonia. Più consolante di così...
L'alter ego ci parla e ci diverte in perfetto stile Alleniano. Quello stile inconfondibile che tanto piaceva a noi cultori del prolifico regista, che ha fatto la sua fortuna e che qui ritorna brillantemente rispolverato come il figliol prodigo torna alle sue radici.
Bisogna ammetterlo: un po' di nostalgia delle sue caratteristiche paranoie newyorkesi, dei suoi quadretti borghesi così paradossali, della sua ironia mordace e surreale, l'avevamo.
Eccoci ripagati dal caro, vecchio Woody che “torna a deliziarci”, come si suol dire, con una commedia “alla Allen” dove mette in scena tutta la sua sagace dialettica di un tempo e porta all'eccesso, ma in modo divertente, la sua tipica critica al grottesco della varia umanità occidentale.
Usa anche il suo protagonista per auto-celebrarsi come non mai, dichiarando su pellicola che esclusivamente lui (Boris/Woody) possiede una “visione d'insieme”.
Un tantinello presuntuoso, ma... vabbè, glielo perdoniamo solo perché ci ha fatto tanto ridere in passato e c'è riuscito ancora una volta, nonostante tutto.