Non c'è verso di schivarla. Siamo destinati a subire la “nuova frontiera” del cinema, ovvero il 3D.
In attesa di abituarci a sforzare la vista e forzare il portafogli - ma davvero un paio di occhiali di plastica scura, persino usa e getta o da restituire all'uscita (!), può giustificare il prezzo astronomico del biglietto? - si può tenere i piedi in due staffe.
Materiale a iosa ci viene fornito, per cominciare, dal rigoglioso e rifiorito panorama del cinema d'animazione, che sforna invitanti pellicole per tutti, ma proprio tutti tutti, i gusti.
Ad esempio, questo Natale potevamo schizofrenicamente dividerci tra tradizione e innovazione, alternando tuffi nel passato bidimensionale con La Principessa e il Ranocchio, a balzi nel futuro computerizzato con Piovono polpette 3D.
In entrambi i casi si può godere di un prodotto di una certa qualità, ciascuno a modo suo.
Sul genere classico, dai bei disegni dal sapore retrò, per chi predilige l'effetto matita al tratto digitale, per chi ha amato il jazz degli Aristogatti e non si stufa di sentire una canzone dietro l'altra, per chi aspetta caparbiamente l'happy ending, è assolutamente consigliato il primo dei due lungometraggi.
Anche se, in tanto tradizionalismo non mancano le stranezze.
La bella ragazza di New Orleans che, invece di sognare ad occhi aperti e aspettare il principe azzurro, lavora dalla mattina alla sera, convinta che solo con l'olio di gomito potrà realizzare il suo sogno imprenditoriale, potrà stranamente insegnarci un po' di tenacia.
Il cattivo mefistofelico che pratica magia nera e vodoo è stranamente da brivido al punto giusto, la bionda viziatissima che sogna il matrimonio d'interesse è stranamente simpatica, amichevole e generosa, la morte di uno dei buoni è stranamente in agguato, il principe, seppur bello come al solito, è stranamente spiantato, fannullone, libertino e perditempo.
Insomma, tra una strizzata d'occhio al passato e una al presente, ci si può far cullare un pochino nei “buoni sentimenti alla Walt Disney” e ogni tanto male non fa.
Poi i bambini applaudono a fine pellicola (io c'ero).
Per chi ha fame di qualcosa di più sostanzioso, con meno romanticismo e più azione, personaggi da telefilm americano e ottime battute, futuristiche invenzioni e gustosi tormentoni, sceneggiatura più corposa e medesimi buoni sentimenti, ma meglio elaborati, è preferibile orientarsi sulla pioggia di polpette giganti.
Delizioso il protagonista, lo scoppiatissimo Flint, giovane scienziato geniale che nel suo essere timido, incompreso e pazzoide ha comunque un qualcosa di davvero fico.
Singolare, per un cartone, il fatto che nutra rancore e sogni di rivalsa abitualmente affibbiati ai cattivi, e in particolare agli scienziati pazzi cattivi, mentre lui, antieroe alle prese con l'invenzione del secolo che rischia di distruggere l'umanità per eccesso di modificazione genetica, è decisamente buono e meno imbranato di come solitamente dipingono certi topi di biblioteca.
Oltre all'evidente metafora sul consumo sfrenato ed eccessivo di cibo, occhio alla ricerca dell'approvazione paterna: è iniziata con Nemo e prosegue di pellicola in pellicola la rivalsa dei papà, per troppo tempo messi in ombra da super-mamme protagoniste che bastano a se stesse e che quindi ora hanno bisogno di una rimarcata alla loro utile identità educativa.
Detto questo, lascio scegliere a voi il vincitore della sfida dimensionale. Ai posteri...
2 commenti:
e' tornata la nostra recensitrice preferita!!!!!
Ottima come sempre
Grazie grazie grazie Kyra! Non mi fai mai mancare il tuo sostegno... A breve, spero, anche la recensione di Sherlock Holmes!
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