Non occorre amare il calcio, o il Manchester United, o il fuoriclasse Eric Cantona, per amare questo film.
Non occorre nemmeno amare particolarmente lo stile sobrio, impegnato e personale del bravissimo Ken Loach per amare questo film.
Questa piccola grande pellicola, tutta da scoprire, può essere amata al di là dello spunto da cui prende vita e al di là della sua realizzazione. Lo sport può non piacervi, il cinema inglese neppure, i film a basso costo nemmeno... ma le emozioni, quelle, a chi non piacciono?
Chi non cerca un battito in mezzo al petto che ti coglie di sorpresa?
Una scoperta, un imprevisto, una tensione, un sentimento, una soluzione, un volo di fantasia, un'esultanza... insomma qualsiasi cosa ci possa coinvolgere, o anche travolgere, purché ci faccia sentire vivi.
E col suo tocco inconfondibile, perché sempre sgranato e sempre immerso nel ritratto di storie umane al margine, ma finalmente lieve, che ti sa carezzare dopo il pugno dritto nello stomaco, o consolare dopo lo schiaffo che ti brucia la faccia, Ken Loach ha fatto goal.
Scarta il dramma quasi insostenibile (tipo Ladybird Ladybird) senza abbandonare la palla del quotidiano duro da affrontare; corre sulla fascia laterale di una storia d'amore irrisolta; sorprende con un passaggio all'immaginario; si smarca zigzagando tra un flashback e una risata e tra una violenza e una tenerezza; riceve tutto il carisma di un mito del calcio sfruttandolo al meglio; prepara il suo messaggio, positivo nonostante le avversità, con decisione e delicata angolazione; tira... ed è rete!
Dritto dentro la porta del nostro cuore.
Filosofia e simpatia, amicizia e gioco di squadra, immaginazione e partecipazione, disperazione e speranza, amore paterno e grande amore... tutto questo ed altro ancora in una bella partita giocata su grande schermo anziché allo stadio.
Lasciatevi sorprendere da "Il mio amico Eric": alla fine farete il tifo insieme a me.
1 commento:
Un film speciale, in un giorno speciale, con una persona speciale: io.
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