Quand'è che una commedia funziona? Facile: quando, appena fuori dal cinema, ti metti a ripetere le battute migliori con gli amici.
Se poi fai la stessa cosa anche il giorno dopo, aggiungendo quello che la sera prima avevi dimenticato di citare, allora vuol proprio dire che quella commedia ha una marcia in più.
Questo è, insospettabilmente, il caso di LE AMICHE DELLA SPOSA, una pellicola a cui, sulla carta, non si darebbe credito più di tanto.
Un demenziale su un disastroso addio al nubilato con comiche in gonnella?
"No, grazie!", verrebbe da dire, perché abbiamo già i terribili maschiacci a cavalcare l'onda del "genere" e questo film poteva anche risultare una starnazzante imitazione di Una notte da leoni tinta di rosa confetto.
Quando, però, alla produzione/supervisione abbiamo quel geniaccio alternativo di Judd Apatow, bisogna sempre aspettarsi qualcosa di diverso dal solito.
Apatow si sta distinguendo nel panorama d'oltreoceano con un tocco tutto suo, che usa per personalizzare ogni commedia che di volta in volta scrive e/o dirige e/o produce.
A partire dalle tematiche, non esattamente banali, che si "permette" di affrontare col sorriso sulle labbra (si vedano ad esempio 40 anni vergine, Molto incinta, Funny people), passando per una comicità che alterna uno humor tutto da interpretare a gag grevi e sguaiatissime, Judd il terribile si diverte a punzecchiare il pubblico, quasi infastidendolo mentre, contemporaneamente, lo fa ridere a crepapelle.
Si diverte anche a scovare talenti e a lasciargli ampio margine di azione.
Dopo Steve Carell e Seth Rogen è il turno della bella e talentuosa Kristen Wiig, attrice televisiva a cui Apatow ha addirittura chiesto di scriversi una sceneggiatura addosso.
Una sfida coi fiocchi, che lei ha accettato (insieme alla sua collega Annie Mumolo, parimenti inesperta su questo fronte) impiegando ben 4 anni per portarne a termine la scrittura.
Con un risultato impeccabile ed esilarante.
Gag, battute, smorfie e situazioni paradossali si susseguono a buon ritmo, lasciandoci spazio tra una risata e l'altra, quel tanto che basta a riprendere fiato e rimanere estasiati dalla bravura degli (delle) interpreti, in primis della protagonista (la Wiig, appunto).
Questa biondina esile e raffinata, dai dolci occhi blu e dal sorriso radioso, è stupefacente come imbranata sfigatissima, che una ne pensa e cento ne combina, rischiando di passare alla storia come la peggior damigella di nozze del cinema americano... ma anche, assolutamente, la più irresistibile.
In un momento in cui tutta la sua vita sta andando a rotoli, la sua migliore amica la aggrega ad un improbabile (e impareggiabile) gruppo di altre "tipe da manuale" per capitanare l'americanissimo "ambaradan" che precede le nozze. In aperta rivalità con la Miss Perfezione di turno, che ambisce a rubarle ruolo e amica, Annie (questo il nome del personaggio) sarà causa e vittima di un disastro dietro l'altro in un'apoteosi di situazioni imbarazzanti che solo la risata può rendere sopportabili.
A questo proposito, nonostante lo scheletro del film sia solidamente "classico", vengono qui sfatati parecchi miti (hollywoodiani e non), a partire dal fatto che la comicità femminile può stare al passo di quella del "sesso forte", reggendo in credibilità e bravura anche su terreni rischiosi come le terribili "gag da gabinetto".
Vedere per credere.
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