Ha abbandonato le sale da poco più di una settimana l'ultimo capitolo cinematografico dedicato alla saga del maghetto più famoso del mondo e i fan si chiedono, indecisi, se sentirne la mancanza o meno.
L'exploit letterario quasi senza precedenti nato dalla penna della Rowling ha ridato linfa vitale al genere fantasy in toto e, in questi ultimi 15 anni circa, se ne sono rinverditi i fasti in tutte le sue sfaccettature, con la rinascita di draghi, vampiri, licantropi, demoni... e chi più ne ha più ne metta.
Il cinema ne ha approfittato a mani basse con produzioni più o meno fedeli al testo, di varia qualità e alterno gradimento.
In merito alla saga di Harry Potter, si può dire che lo sceneggiatore del quinto episodio (L'ordine della Fenice) Michael Goldenberg firma forse uno dei migliori adattamenti, mentre allo sceneggiatore ufficiale Steve Kloves riconosciamo un ottimo lavoro di media (eccellente nel caso de Il Prigioniero di Azkaban), ma non perdoniamo lo scivolone del deludente Il Principe Mezzosangue.
Con I Doni della Morte - Parte II chiude degnamente, con fascino abbastanza agguerrito e tormentato, l'intero ciclo, grazie anche alla buona regia del veterano della serie David Yates.
Tutto sommato, dunque, un ultimo capitolo più che dignitoso, di buon impatto sia visivo che emotivo e con una più che discreta aderenza al testo.
Forse si sarebbe preferito qualche azzardo ancora più toccante o mirabolante, ma a volte l'eccesso stona e il profilo mantenuto per questo ottavo film di Harry Potter risulta più che apprezzabile.
Anche per gli appassionatissimi era forse tempo che si arrivasse a degna conclusione e così è stato.
Molto materiale scritto e filmato ci resta in memoria, il prologo della colonna sonora composto da John Williams ci ronza in testa e un piccolo solco a forma di HP ci riga il cuore.
Un pochino, solo un pochino, ne sentiremo la mancanza, nonostante tutto.
Goodbye, baby, goodbye.
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