Questo film, particolarmente bello, parla della Storia, quella che pochi di noi conoscono davvero, mentre i più ne hanno a malapena un vago ricordo o ne hanno solo sentito parlare.
La Storia di un'Italia in cui affondiamo le radici senza neanche saperlo.
La Storia che non si può cambiare.
La Storia che si può e si deve raccontare, ma su cui piangere sarà inutile, perché la Storia quella è e quella rimane.
Attoniti spettatori la staremo a guardare, in buona parte attraverso gli occhi di una bambina (straordinaria e meravigliosa l'esordiente Greta Zuccheri Montanari) che per scelta resta muta di fronte alle tragedie della vita.
Ce l'hanno insegnato i nostri nonni (o bisnonni), per chi ha avuto la fortuna di starli a sentire, che stare al mondo è anche fatica e dolore, ma non serve sprecarci sopra tante parole, serve solo continuare a vivere.
E' con questo spirito, asciutto e parsimonioso, senza gli sprechi tipici di certo cinema melodrammatico, che Giorgio Diritti, poeta del grande schermo, ci racconta microcosmo e macrocosmo della campagna emiliana del 1944 alle soglie di un eccidio realmente avvenuto.
Il microcosmo è quello inventato, ma ricostruito minuziosamente e fedelmente nei dettagli quotidiani, di una famiglia che fa da filo conduttore. Prima ci ricorda com'eravamo e da dove veniamo, perché se siamo vivi lo dobbiamo alla terra e ai contadini che l'hanno lavorata e per essa sono morti.
Poi ci traghetta verso una tragedia annunciata, frutto di un'infausta stagione, e quella non è per niente inventata: la stagione della guerra. Se l'uomo decide di farla, non importa da che parte starà perché diventerà per forza ingiusto, spietato e crudele.
Spietato e crudele è anche lo stile che sceglie il regista nella presentazione ultima dei fatti: la sua innata maestria - perfetti movimenti di macchina ad altezza bambino, perfetta e nitida fotografia, perfetta resa dei bravissimi attori e della presa diretta del dialetto locale...- è senza compiacimenti, ma è una perfezione che non ci consola.
Come per i 770 morti della strage di Monte Sole non vi è stata possibilità di appello, così pure lo spettatore non troverà un attimo di tregua nel montaggio serrato che non vuole regalarci dissolvenze romantiche nel drammatico susseguirsi degli eventi. Spesso invece si spezza, rapido e brusco, come rapidamente e bruscamente si spezzano le vite di quegli innocenti.
L'Uomo Che Verrà è una stupenda pellicola che all'emozione tipica del buon cinema unisce il valore di un reperto storico: la sua visione ci arricchisce. Un'occasione da non perdere.
Pubblicato anche su MyMovies.it
2 commenti:
Andrea non l'ha visto... purtroppo
spero di non perderlo, Il vento fa il suo giro è stato veramente un oggetto raro nel cinema italiano di oggi
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