E' proprio vero che "Non è un paese per vecchi" non è un film per tutti.
Chi non tollera i bizzarri virtuosismi dei fratelli Coen, un impressionante numero di cadaveri resi tali da una violenza fine a se stessa, e due ore di magnetica angoscia fatta ancor più inquietante dalla totale assenza di colonna sonora, deve necessariamente restarsene a casa.
Chi ha amato il bellissimo “Fargo” e aspettava da tempo che i Coen ne replicassero i fasti, deve invece essere avvisato che stavolta i fratelli terribili spingono ancora di più sull’acceleratore del cruento, del macabro, dell’agghiacciante.
E se in “Fargo” la pioggia di sangue cadeva durante un gelido inverno e, per questo, la caduta veniva attutita dalla neve, qui cade sull’arida polvere del Texas e si raggruma seccandosi al sole del deserto, come la saliva si secca nella nostra gola ad ogni comparire sulla scena di Javier Bardem, il più psicopatico tra tutti i killer dell’ultimo decennio.
Lo vediamo, inarrestabile e insensato (come spesso vediamo Sorella Morte), inseguire Josh Brolin, asciutto reduce che non resiste a una valigetta piena di soldi sporchi, e venire a sua volta inseguito, a distanza, da Tommy Lee Jones, lo sceriffo a un passo dalla pensione a cui tocca di bilanciare, con la sua pacata saggezza, il suo sguardo triste e disilluso e le sue parole non distanti dalla vera poesia, la tragicità di un contesto così totalmente privo di consolazione.
Da brava estimatrice dei fratelli Coen ho visto questo film nel suo primo giorno di programmazione, impiegando poi oltre due settimane per somatizzarlo e non so quindi dirvi se ha meritato tutti gli Oscar di cui ha fatto man bassa.
So però che in "Non è un paese per vecchi" c'è dello stile, quello unico e originale che può inchiodarvi alla poltrona del cinema (come immagino l'omonimo libro di McCarthy potrà inchiodarvi a quella di casa).
Pubblicato anche su MyMovies
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